giovedì 28 giugno 2012

La forma che prendo

A livello cerebrale sono sempre stata grassa:  quando ti conti le costole e non riesci comunque ad infilare il polpaccio in uno stivale al ginocchio, sei irrimediabilmente grassa. Sei grassa quando devi usare dei vestiti per coprire qualcosa di te;  quando stai sempre in piedi perché  seduta la coscia si dilata contro la sedia e sembra un prosciutto; quando non indossi la canottiera perché le tue braccia sono troppo larghe; quando per comprarti un anello, devi pescare nelle misure da uomo; quando porti solo gonnellone da hippy perché  le ginocchia hanno i buchi da cellulite (e io me lo ricordo quando queste gonne si trovavano solo ai mercatini dell’usato – il vintage non l’avevano ancora inventato).
A prescindere dal numero che mostra la bilancia, se ti vesti e ti atteggi come ho appena descritto è perché sei grassa e lo sei perché non trovi altre parole per descrivere la tua irregolarità corporale. I corpi sani sono grassi o magri, alti o bassi.
Queste riflessioni le sento particolarmente vive quando guardo le foto delle modelle over-size: è vero che sono evidentemente in sovrappeso (in qualche caso sono delle banalissime taglie 44,  in accordo con la follia in cui siamo precipitati nell’ultimo ventennio – nel 1993 avere una taglia 42 significava essere magre, oggi significa essere normali), però sono sempre ben proporzionate, in quel che indossano non c’è mai uno scarto di 2 taglie tra busto e gambe, non ci sono rotoli adiposi fuori posto. Curvy sì, ma con grazia e tanta armonia.
Per questo non mi piace la rivendicazione dell’orgoglio curvy: ho patito tanto tra sedani, carote, aceto a stomaco vuoto, tonnellate di poveri bovini  e zero carboidrati per arrivare a capire che io ho la mia individualità e che “voglio tutto”, perché ogni parte del mio corpo merita il meglio, sia esso cibo vero, vino meraviglioso o un ballo scatenato.
La bicicletta ha contribuito non poco a questa illuminazione: sono circa 12 mesi che ho abbandonato la macchina per spostarmi a pedali ed oggi sono ciclo-dipendente.  Tutti i ciclisti vi diranno che, pedalando,  l’umore migliora sensibilmente, è VERO, diamine! In ufficio arrivo contenta, gli occhi sono luminosi, la pelle è bella e liscia (e adesso che c’è il sole, ho anche un bel colore bronzeo e tante lentiggini), le gambe sono scattanti e io mi sento forte, felice, bella. 
Giorno dopo giorno, la bicicletta mi ha fatto sentire quanto il mio corpo sia sano ed è stata la scoperta più rivoluzionaria dei miei 38 anni di vita.
Io sono io e non sono una categorizzabile né in una “taglia forte” né “curvy” e quando vado in bicicletta sono bellissima.


Da oggi è in libreria  “10 ottimi motivi per non cominciare una dieta” di Martina Liverani, Laurana Editore. Il libro lo comprerò, essendo esperta in materia, nel frattempo ho aggiunto il blog dell’autrice ai miei preferiti.

giovedì 21 giugno 2012

A Milano ci resto

Sono nata e cresciuta a Roma, caratteristica intrinseca di questa provenienza geografica è il disdegno verso Milano e i suoi nativi e io non faccio eccezione.
Nel 2007 per motivi personali ho abbandonato la costa abruzzese e sono venuta a lavorare a Milano:  è stato un brutto momento perché proprio quella città e non Bologna, Torino, Bari o Ancona,  mi toccava in sorte. 
Il primo ricordo che ho è quello di una metropoli stranamente ovattata: nessuna conversazione gridata, nessun commento sagace buttato lì ad alta voce, neanche il “scende alla prossima?” in metropolitana e, soprattutto, nessuno scrosciare d’acqua.
Ancora oggi non mi viene in mente nessuna fontana meneghina però questo posto mi ha conquistato, in un modo schivo, dimesso, moderato… sobrio, ecco il termine giusto. Milano si è rivelata sobriamente tramite il suo modo di vivere e le persone che la popolano.
Molti vogliono scappare da qui, io invece voglio restare perchè:
1)      Non ho mai dovuto prendere la metro a spintonate
2)      Il sushi è quasi una specialità tipica
3)      Milano è in pianura
4)      Non ho bisogno di mezza giornata libera per attraversare Milano da parte a parte
5)      Al cinema Mexico di Milano proiettano il “Rocky Horror Picture Show” dal  1981
6)      A Milano ho scoperto la bicicletta
7)      A Milano la metropolitana è anche interurbana
8)      A Milano ci sono dei tram vecchissimi con le panche in legno e le lampade da inizio secolo che, quando sono accese, ti fanno sentire la barista di Un bar aux Folies Bergère di Manet
9)      A Milano ci sono le cascine dentro la città,  ne cito una per tutte: Cascina Cuccagna
10)  A Milano prendo i mezzi pubblici da sola fino a tardi e ci trovo persone di ogni tipo
11)  A Milano puoi abitare in provincia essendo attaccato alla città
12)  A Milano c’è il Parco Agricolo Sud e ci sono contadini e allevatori veri
13)  A Milano se abiti in provincia e sei nel territorio del Parco Agricolo come me, compri il latte crudo direttamente al distributore della cascina e puoi accarezzare le mucche
14)  A Milano ho scoperto la pizza al trancio che non è la pizza al taglio e la mangio buonissima da Spontini e da Pizza Haus
15)  A Milano c’è la Canestra di Frutta di Caravaggio
16)  A Milano posso andare all’English Reading Group della libreria internazionale Melting Pot
17)  A Milano ho tanti amici
18)  A Milano non vado più al supermercato ma partecipo ad un Gruppo di Acquisto Solidale
19)  A Milano ci sono i Navigli
20)  A Milano la mia bicicletta è un MEZZO DI TRASPORTO VERO!

Dopo aver steso questo elenco, mi sono resa conto che non ci
sono motivi estetici che mi trattengono qui. Lo confermo: non
riesco a trovare la bellezza nell'architettura di questa
città.
Cedo sia inevitabile se sei nata e cresciuta a Roma.

mercoledì 20 giugno 2012

Oggi divento una blogger

Ho finalmente deciso di mettere su un blog. Non lo avevo fatto fino adesso per pigrizia (avete letto il titolo?) ma soprattutto perchè incapace di scendere dalla ruota della produttività che imprigiona l'impiegato.
Adesso, grazie al mio status di lavoratrice "agli sgoccioli" e libera dalle solite pressioni di rendimento e competizione, posso dedicarmi ad una attività di puro narcisismo e contemporaneamente fregiarmi del titolo di "blogger".
Intuisco che la qualifica di "blogger" restituisce dignità a situazioni varie di insoddisfazione,  tutte per lo più legate alla sfera del lavoro: sei una storica dell'arte mancata e ti devi mantenere occupandoti di spedizioni di concimi? Scrivi della tua grande passione per il Seicento Romano nel tuo blog e ritroverai l'amore per te stessa nonché il rispetto del prossimo. Sei un lavoratore in mobilità e la Fornero nemmeno ti pensa? Pubblica le foto dei manicaretti che riesci a cucinare riciclando i torsoli di mela (lo sappiamo che nella tua condizione devi prestare attenzione ad ogni spesa) ed ecco che esci dal ghetto dei non produttivi e ti trasformi in eco-food blogger.
Bene, da oggi io sono una blogger.